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Torino, Italia 04/06/2025
Don Click al Balôn — Speciale per ElCanillita.info
Mentre la città dorme —o rientra da qualche after con lo stomaco pieno e il senso civico vuoto— c’è un uomo che arriva silenzioso in Corso Palermo, parcheggia il suo furgoncino e, senza che nessuno glielo chieda, spazza il marciapiede.
Non è un funzionario.
Non lavora per Lavazza.
Non ha appalti con il Comune.
È Arturo Cárdenas De La Cruz che, insieme a sua moglie, gestisce un modesto Mini Market al numero 37.
Ma —senza volerlo— regge anche l’anima di questa città, una passata di scopa alla volta.
Ogni mattina, prima di aprire il negozio, raccoglie cartoni di pizza, bottiglie con residui da sbornia, tovaglioli usati e “ricordini” canini che solo il GPS e il disprezzo riescono a spiegare.
Perché anche se Torino brilla con la Mole Antonelliana in lontananza o sfoggia un elegante skyline nei pressi del grattacielo Lavazza, la pulizia comincia dai contorni: da quel margine umano non registrato da droni né da campagne d’immagine.
I Cárdenas non fanno proclami.
Non chiedono nulla.
Semplicemente puliscono dove altri sporcano.
E lo fanno ogni giorno, sapendo che cinque giorni senza scopa bastano perché i topi organizzino un’assemblea di quartiere.
Il Comune pulisce, certo.
Una volta a settimana.
Come se i rifiuti tenessero conto del calendario.
Ma il lavoro silenzioso di questa famiglia —extracomunitaria, esemplare, invisibile— resiste al menefreghismo urbano e alla “Generazione Z notturna”, quella che fa colazione con le stories ma dimentica i resti per strada.
E loro sono lì.
A spazzare senza selfie.
Senza like.
Senza megafono.
Con più dignità di tutta la cartellonistica istituzionale della Lavazza messa insieme.
Questa non è una denuncia. È un elogio. E un invito.
Affinché i vicini, i funzionari, i poeti e i padroni dei cani —stipendiati o volontari— si fermino un attimo e osservino chi davvero si prende cura di questa città quando nessuno guarda.
E se il Comune non se ne accorge, se la Lavazza preferisce investire in facciate brillanti invece che in civiltà di quartiere… pazienza.
Noi li vediamo. E raccontiamo la loro storia.
Perché in Corso Palermo, prima che sorga il sole, una famiglia raccoglie l’immondizia che altri lasciano,
e, in quella scopa senza salario,
c’è più Torino che in tutta la pubblicità.
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