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Italia UE, 31/05/2025
Con i suoi vasetti di dulce de leche sottovuoto, caramelle colorate e completini fatti a mano per i nipoti in Francia, l’intramontabile Nonna Pecas senza Telecomando è tornata a fare il suo tradizionale Tour Europeo dell’Amore Trimestrale.
Prima tappa: Lione. I nipoti l’aspettavano con disegni, abbracci e la preghiera disperata: “Nonna, ci sistemi il WiFi che mamma ha rinunciato?”. Poi giù verso Valencia, a casa dell’altra figlia, quella con vista mare, dove ha cucinato tre giorni di fila milanesi col purè “come quelle della scuola elementare”, perché il take-away li gonfia.
Ma il colpo di scena arriva quando cerca di realizzare il suo sogno: visitare Roma, vedere da lontano il nuovo Papa (nordamericano di cuore peruviano) e salutare i musei dove da giovane entrava gratis solo dicendo “sono maestra in pensione”.
Peccato che al controllo passaporti a Barajas, l’agente le abbia timbro i soliti 89 giorni di permanenza nello spazio Schengen.
—“È la legge, signora,” dice lui, senza sollevare gli occhi.
—“La legge o la scusa per non far entrare una nonna con alfajores?”, pensa lei.
Così, un’altra volta, niente Roma per Nonna Pecas. Il nuovo progetto di legge sull’immigrazione —soprannominato dalla gente Il Pesce che Puzza— prevede nuove restrizioni. Ma nessuno sa quanti sono davvero gli irregolari in Italia. Forse nemmeno l’INPS.
Nel frattempo, a Bruxelles discutono la compatibilità coi trattati UE, a Roma nessuno ascolta la voce di Pecas, la nonna di tutti.
Ma tornerà, tra tre mesi. Con lo stesso sorriso e forse un nuovo travestimento: guida turistica giapponese o suora coreana in missione. Perché una nonna non si ferma né col pesce andato a male né con i referendum con nomi da menù del giorno.
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