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🗞️💰💹 Seconda opportunità, ma non un assegno in bianco

Javier Milei trionfa alle elezioni di medio termine in Argentina

Il presidente argentino ottiene una vittoria che lo riporta al centro della scena politica e gli offre un potere di veto decisivo — ma non un lasciapassare illimitato. Il suo programma ultraliberista prosegue, anche se la pazienza sociale mostra già delle crepe.

Con una sorprendente virata politica, La Libertad Avanza (LLA), il partito del presidente Javier Milei, ha ottenuto il 41% dei voti nazionali nelle elezioni di metà mandato. Con il 92% delle schede scrutinate, il risultato raddoppia quasi la sua rappresentanza attuale in Congresso e gli conferisce una capacità di blocco decisiva contro l’opposizione peronista.

In un hotel di Buenos Aires, il capo dello Stato —ex cantante rock e attuale profeta dell’“anarco-capitalismo”— ha festeggiato gridando «Io sono il re e l’élite è il mio foraggio», una frase che riassume bene il suo stile tanto provocatorio quanto teatrale. In tono quasi messianico, Milei ha dichiarato: «Durante i nostri primi due anni abbiamo evitato che l’Argentina cadesse dal precipizio. Nei prossimi due, dobbiamo consolidare il cammino riformista per cambiare la storia una volta per tutte».

I sondaggi, che prevedevano un risultato incerto o persino una sconfitta, avevano agitato i mercati e alimentato il sospetto di una fine anticipata dell’“esperimento libertario”. La battuta d’arresto nelle elezioni municipali della provincia di Buenos Aires —dove il peronismo aveva superato LLA di tredici punti— sembrava confermare la tendenza. Ma l’elettorato nazionale ha consegnato a Milei qualcosa di diverso: una seconda possibilità.

Da Washington, Donald Trump ha fiutato il rischio e ha deciso di puntare su di lui. Durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, lo ha elogiato come «un grande leader, magico fino alla fine», lasciando intendere che il sostegno americano dipendesse dal voto: «Se vince, restiamo con lui; se perde, ce ne andiamo.»

Parallelamente, il segretario al Tesoro Scott Bessent ha autorizzato una linea di swap da 20 miliardi di dollari e ha coordinato acquisti di pesos argentini, sostenendo che la moneta fosse “sottovalutata”. I fatti gli hanno dato ragione: il peso è balzato verso l’alto non appena è stata annunciata la vittoria di Milei.

Il colpo è stato duro per il peronismo, il movimento che ha governato per la maggior parte degli ultimi ottant’anni e che ha condotto il Paese dalla ricchezza degli anni Quaranta all’attuale settantesimo posto mondiale per PIL pro capite. Tuttavia, gli analisti avvertono che l’euforia ha i suoi limiti.

«Le elezioni di metà mandato hanno dato a Milei una seconda aria, ma non un assegno in bianco», ha scritto Michael Reid, docente ospite alla LSE, su X. Con 81 seggi contro i 99 dell’opposizione, il presidente potrà negoziare con più forza, ma non governare da solo.

Nel frattempo, l’economia continua a tendere la corda: i salari reali sono crollati di oltre il 20% dal 2023, i consumi sono ai minimi e la pazienza dei cittadini non si stampa con la stessa velocità dei pesos. Milei ha guadagnato tempo; ora dovrà dimostrare che questa seconda opportunità non si trasformi, come troppe volte nella storia argentina, nell’anticamera di una seconda delusione.

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