BlogDiario.info, 20/05/2025
Londra–Bruxelles–Dove si cucina la geopolitica
Con fanfare e cucchiai d’argento, il Primo Ministro Sir Keir Starmer ha annunciato con orgoglio il suo brillante accordo commerciale con l’UE. Il piatto forte? Il ritorno trionfale delle salsicce e degli hamburger made in UK sul palato raffinato del continente. Fine dei controlli doganali, via libera alla circolazione del black pudding. Brexit, ma con ketchup.
Peccato che l’euforia di Downing Street sia durata meno di una colazione inglese in Germania. Wilfred Emmanuel-Jones, fondatore di The Black Farmer e paladino della salsiccia artigianale britannica, è stato chiarissimo: “Gli europei non vogliono le nostre salsicce. Punto.”
Una doccia fredda per il Number 10, che già sognava convogli di salsicce Cumberland diretti ai mercati di Parigi e Berlino. Invece gli insaccati sono ancora nel congelatore, mentre i compratori dell’UE —forse traumatizzati dalla Brexit o semplicemente fedeli al chorizo spagnolo— voltano lo sguardo altrove.
Firmare un trattato è una cosa, convincere un tedesco a preferire una banger a una bratwurst è un’altra.
La verità è che l’accordo, venduto come cura post-Brexit per i produttori britannici, assomiglia più a un placebo burocratico. I controlli spariscono, certo. Ma il gusto no. E per ora, il palato europeo non sogna certo il sapore industriale made in UK.
E l’UE? Sorride, diplomatica, mentre serve prosciutti italiani, fuet catalani e bratwurst bavaresi. Quando si parla di salumi, l’Europa ha tutto: storia, sapore… e clienti.
Sir Keir forse ha vinto una battaglia burocratica, ma nella guerra del gusto, la salsiccia inglese è ancora in punizione.
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