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🗞️🇮🇹 Il Grande Imperatore

🇮🇹 Nota dell’autore
Il titolo “Il Grande Imperatore” rende omaggio allo spirito satirico di Chaplin senza riprodurne l’opera. Ispirato a Il Grande Dittatore (1940), questo testo trasporta quella critica all’autoritarismo nell’epoca dello spettacolo politico. Le somiglianze non sono casuali: sono avvertimenti che l’ironia continua a ripetere.
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Donald Trump non governa: sfila.
E lo fa al ritmo di tamburi, bandiere e elicotteri su Chicago, come se la Costituzione fosse un accessorio decorativo nella sua nuova uniforme da “comandante in capo dell’ordine”.

Mentre la città natale di Barack Obama brucia tra retate dell’ICE e proteste, il magnate ha deciso di inviare 300 effettivi della Guardia Nazionale, ignorando il governatore democratico J. B. Pritzker, che lo ha accusato di “antiamericano” e di “usare tattiche di guerra contro i propri cittadini”.
Trump, lontano dal fare un passo indietro, sembra godersi lo scandalo: la politica come spettacolo, la legalità come scenografia.

Una giudice federale, Karin Immergut, gli ha ricordato che il Paese è ancora una repubblica, non una caserma. In una sentenza tanto elegante quanto tagliente ha scritto: “Questa è una nazione di diritto costituzionale, non di legge marziale.”
Ma l’imperatore dorato non tollera che una toga gli rovini la parata.
La sua risposta: spostare le truppe a Chicago, sfidando un possibile rivale presidenziale nel 2028.

Pritzker ha denunciato un “ultimatum militare” mentre la segretaria degli Interni Kristi Noem coordinava l’operazione Midway Blitz: retate e arresti di massa di immigrati, con accuse di abusi da parte della polizia.

La sindaca Katrina Thompson, dal sobborgo afroamericano di Broadview, ha parlato chiaro:

“Stanno facendo guerra alla nostra comunità.”

E come se lo spettacolo avesse bisogno di un finale da Super Bowl, Bad Bunny è apparso in scena con un sorriso ribelle.
In Saturday Night Live ha sfidato il trumpismo:

“Se non avete capito quello che ho appena detto… avete quattro mesi per imparare lo spagnolo.”

Così, mentre i giudici si aggrappano alla Costituzione e le truppe sfilano, il palcoscenico si riempie di fumo e scintille.
Il Grande Imperatore avanza convinto che il Paese intero sia il suo teatro, e che la Guardia Nazionale possa fare da coro.

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