Press "Enter" to skip to content

Starmer e il buco nero: il nuovo laburismo pronto a frugare nelle tasche?

BlogDiario.info

Londra, 06/07/2025

💷 Il debito cresce, l’economia rallenta e il governo laburista cerca di quadrare il cerchio senza bruciare le promesse elettorali.

Keir Starmer ha appena assunto la guida del Regno Unito con un mandato solido e la promessa di “ricostruire con prudenza”, ma la realtà dei conti pubblici ha bussato alla porta del numero 10 di Downing Street con tutta la forza di un terremoto: secondo il National Institute of Economic and Social Research (NIESR), mancano all’appello fino a 50 miliardi di sterline.

Il nuovo premier, che in campagna elettorale aveva giurato che non ci sarebbero stati aumenti dell’imposta sul reddito o dei contributi previdenziali, ora non esclude nulla. Il linguaggio ufficiale è cambiato: nessun sì, nessun no, ma tutto è possibile. Starmer si aggrappa a un dato per tranquillizzare i cittadini: la Banca d’Inghilterra ha abbassato i tassi di interesse per la quarta volta consecutiva. “Questo aiuta chi ha un mutuo, fa la differenza ogni mese”, ripete. Ma l’alleggerimento dei mutui non cancella il rosso dei conti pubblici.

Rachel Reeves e la valigetta con i buchi

La ministra del Tesoro, Rachel Reeves, che aveva promesso rigore e stabilità, si trova ora davanti a un bivio: aumentare le tasse o tagliare i servizi pubblici. Entrambe le strade hanno un prezzo politico altissimo. Ritoccare l’IVA o l’imposta sul reddito significherebbe tradire la classe media che ha sostenuto il Labour. Ma tagliare il già sofferente NHS, le scuole pubbliche o i trasporti… sarebbe una condanna.

Reeves sostiene che il disavanzo potrebbe essere più contenuto — tra 20 e 25 miliardi — ma resta comunque una voragine. La crescita economica non aiuta: le stime più ottimistiche parlano di un misero 0,6% annuo.

Il “nuovo laburismo” e la vecchia ortodossia

Starmer vuole mostrarsi come l’antitesi del caos conservatore. Il suo stile sobrio e tecnocratico somiglia più a quello di un revisore dei conti che a un leader politico con una visione. E in questo contesto, qualsiasi aumento fiscale sarà presentato come un “male necessario”, una scelta da adulti in tempi difficili.

Ma il problema non è solo tecnico. È culturale e politico. Gli elettori britannici sono reduci da oltre dieci anni di austerità, crisi e promesse non mantenute. La campagna del Labour parlava di “giustizia per i lavoratori”. Se quella giustizia si traduce ora in una nuova mazzata fiscale, la fiducia potrebbe evaporare più in fretta di quanto immagini Downing Street.

L’opposizione sente odore di sangue

I conservatori, ancora in pieno smarrimento post-elettorale, non sono per ora una minaccia. Ma i loro economisti stanno già preparando le munizioni: se Starmer alza le tasse, sarà accusato di tradire i lavoratori. Se non lo fa, di essere irresponsabile. In entrambi i casi, il rischio è di bruciarsi troppo presto.

Intanto Nigel Farage è pronto a tornare in campo: “Questo governo aumenterà tutto quello che aveva promesso di non toccare”, ha già dichiarato con malizia.

Il buco è politico, non solo economico

Oltre ai numeri, il vero “buco nero” è la crisi strutturale del Regno Unito post-Brexit. Un’economia meno produttiva, meno competitiva e più diseguale. Lo Stato spende più di quanto incassa, e incassa male: le grandi corporation e i paradisi fiscali restano protetti, mentre i cittadini comuni devono scegliere tra pagare le bollette o l’affitto.

Starmer non ha creato questo sistema, ma ora deve decidere se mantenerlo o riformarlo. Finora, ha scelto la prima strada.

In sintesi:

Deficit stimato: tra £25 e £50 miliardi. Strumenti possibili: aumento IRPEF, contributi previdenziali o IVA. Promesse elettorali: appese a un filo. Contesto economico: crescita lenta, servizi pubblici in crisi. Rischio politico: perdere consenso prima ancora del primo vero bilancio.

Il “nuovo laburismo” è arrivato per portare stabilità. Ma stabilizzare non è lo stesso che cambiare. E se le ricette restano quelle dell’austerità riverniciata, gli elettori potrebbero chiedersi molto presto se il cambio sia stato solo di facciata.

© 2025 Guzzo Photos & Graphic Publications
Un reportage di Rubén Guzzo

error: Content is protected !!

* 122 *