
La politica britannica ci regala spesso scene in cui il confine tra astuzia fiscale ed etica pubblica diventa sottile come la carta bollata. Questa volta la protagonista è Angela Rayner, vicepremier e ministra dell’Edilizia, finita sotto inchiesta per… essersi risparmiata 40.000 sterline con una mossa tanto legale quanto poco decorosa.
Rayner ha ammesso di aver tolto il suo nome dalle scritture della casa di famiglia a Manchester, poco prima di acquistare un appartamento costiero a Hove. Così, invece di versare 70.000 sterline di imposta di bollo, ne ha pagate appena 30.000. Un affare da manuale.
Il problema, però, non è solo contabile: Rayner è la stessa ministra che sostiene tasse più alte sulle seconde case e sulle abitazioni di pregio. E in politica la coerenza vale quanto l’oro… o un buon sconto con HMRC.
I conservatori non hanno perso tempo ad accusarla di “evasione ipocrita”. Kevin Hollinrake ha chiesto perfino che Rayner si astenga dal decidere su questioni fiscali legate alle seconde case.
Il dossier è ora nelle mani di Sir Laurie Magnus, che dovrà stabilire se, pur restando nella legalità, la vicenda contrasti con il codice ministeriale.
Rayner insiste di aver sempre rispettato le regole e pagato quanto dovuto. Ma resta il sospetto: quando le residenze si spostano come pedine di scacchi, la partita non si gioca più solo sul tavolo delle tasse, bensì su quello della credibilità.
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