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🗞️⚖️🗳️ Trincerato nella giungla, Evo Morales osserva morire la Bolivia socialista

A sei anni dalla sua caduta, Evo Morales vive asserragliato nel Chapare, circondato da un piccolo esercito di fedelissimi che sorvegliano il suo rifugio con bastoni appuntiti. Quella che fu la culla della sua ascesa politica è diventata oggi una trincea di resistenza, da cui assiste allo smantellamento del suo lascito storico.

Domenica, la Bolivia ha scelto un nuovo corso nella seconda tornata elettorale: due candidati di centrodestra si sono sfidati per la presidenza, spinti da un elettorato stanco di anni di corruzione, declino economico e degrado istituzionale sotto Morales e il suo successore, Luis Arce.

Come in El Salvador, Ecuador e Argentina, il pendolo politico sudamericano è tornato indietro: la “rivoluzione” socialista invecchiata lascia spazio a una nuova destra pragmatica. Morales lo sa e reagisce come sempre: denunciando complotti.

La sua retorica non è cambiata. Parla di golpe, di oligarchie e dell’impero straniero. Ma anche tra i suoi ex sostenitori cresce la sensazione che quel discorso sia ormai un’eco del passato. La stanchezza è arrivata prima del suo ritorno.

Morales non è un politico qualsiasi. Figlio di pastori aymara, primo presidente indigeno della Bolivia, nazionalizzò gli idrocarburi, ridusse la povertà e ampliò i diritti sociali. Ma ignorò un referendum che gli vietava la rielezione, controllò la magistratura e trasformò il potere in proprietà personale.

Poi arrivò la caduta: accuse di corruzione, sospetti di legami con il narcotraffico e scandali giudiziari —tra cui una relazione con una minorenne, che lui non smentisce ma minimizza— hanno infangato l’ex simbolo dell’orgoglio nazionale.

Escluso dalle elezioni, Morales ha tentato quest’anno una mossa laterale: ha invitato i suoi seguaci a votare scheda nulla come dimostrazione di forza. Quel 20% di voti annullati è stata la sua sfida al sistema, ma anche la prova che oggi pesa più come problema che come soluzione.

Dalla giungla Morales giura che tornerà. Il punto non è se lo desidera. È se la Bolivia, finalmente pronta a voltare pagina, cadrà ancora una volta nel mito del caudillo salvador.

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